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Le pellicole usate dalle fotocamere serie 100 sono del tipo a distacco o peel-apart, ossia quelle quelle pellicole in cui il positivo va separato manualmente dal negativo.

Una volta effettuato lo scatto e impressionato il negativo, anche l'estrazione della pellicola dalla fotocamera viene eseguita manualmente, in due tempi:

- dapprima si tira la piccola linguetta con sopra stampato il numero della foto, e così avvengono due cose: la linguetta numerata si strappa a fine corsa lasciando posto a quella col numero seguente, e dalla parte opposta, spunta una linguetta più larga: è il segno che il negativo, prima posto di fronte alle lenti della fotocamera, si trova ora sullo stesso piano del positivo (la carta sulla quale vedremo la nostra foto).

- Si tira la seconda linguetta con un movimento fluido (con le vecchie polaroid meglio se non troppo veloce) facendo passare positivo e negativo attraverso i rulli. La pressione di questi ultimi sulle piccole sacche contenenti i chimici ha dato il via al processo di sviluppo, il cui tempo ha una durata ottimale variabile legata alla temperatura ambiente (caldo > tempi più brevi; freddo > tempi più lunghi) e terminata la quale si procede al distacco.

Per chi come me non legge un libro se non con le figure, ecco un'illustrazione vintage, che è anche da colorare

Se ancora vi state chiedendo cosa “materialmente” succede dentro la fotocamera, ecco un'altra illustrazione:

Se continuate ad avere l'impressione di non aver comunque capito bene cosa succede, o l'illustrazione non è abbastanza chiara, o come me non siete abbastanza intelligenti :D

Le pellicole Polaroid

Sono tutte fuori produzione. Dopo la chiusura della linea produttiva anche i macchinari che la componevano sembra siano stati smantellati/andati persi, e purtroppo non fanno parte di quelli recuperati oggi nel Progetto Impossibile.

Lascio a qualche nostalgico che nel ripensare ai defunti non si commuova e rattristi, il compito di ricordarli uno per uno e decantarne le lodi.

Ve ne erano di bellissime, bianche&nere e colorate ed esotiche, come le chocolate (si ringrazia il mastro cioccolataio Kite per la collaborazione)

Tranne per i pochi che hanno la fortuna di averne ancora una scorta conservata religiosamente, mi sembra ormai più utile soffermarsi un po' di più su quelle ancora in produzione, le uniche affidabili al 100% perché non scadute e accessibili a tutti anche in futuro, con la speranza che abbiano lunghissima vita. 

Se comunque volete togliervi il comprensibile sfizio di usare almeno una volta una delle pellicole a distacco prodotte dalla Polaroid, tenete conto che se vi va bene troverete delle confezioni scadute nel 2009, che probabilmente vi costeranno un bel po' e, se non avete un rapporto di conoscenza/fiducia col venditore, sarà come giocare alla lotteria. C'è chi dice che anche dopo dieci anni le pellicole sono ancora usabilissime. In realtà dipende dalle condizioni in cui sono state conservate, cosa che spesso non possiamo sapere, e che alcuni venditori non possono o non vogliono appurare. Quindi potreste ritrovarvi con delle Polaroid dell'ultimo lotto prodotto, ma già completamente inutilizzabili, come con confezioni molto più vecchie che però sono state conservate alla temperatura e nel modo giusto, e tutt'ora in forma.

La mia unica esperienza a proposito è stata frustrante. Due confezioni di polaroid tipo 667, completamente “secche” e appiccicate le une alle altre. In un caso i chimici erano fuoriusciti chissà da quanto e una porzione del telaio di ferro della cartuccia era addirittura corrosa, le pellicole si presentavano come un sandwich con maionese lasciato seccare per un mese, con sopra una spolverata di polvere di ruggine come guarnizione. E questo nonostante gli imballi fossero immacolati e fossero state conservate da rivenditori professionisti. Non in frigorifero, però...

Il numero per identificare le serie delle pellicole a distacco polaroid è 100/660/670, su Land list potete trovare i vari nomi e caratteristiche principali di queste di pellicole, tutte raccolte sotto il marchio [100].

Quelle che potreste trovare più facilmente sono probabilmente le 667 per il bianco e nero e le 669 per il colore. La prima con una sensibilità di 3000 ASA e la seconda di 75(80) ASA, valori che dovete impostare nell'apposito selettore sul frontale della macchina. A questo proposito, se andate alla ricerca di vecchie pellicole occhio appunto alla sensibilità: se 3000 e 75 sono le più comuni, tanto che alcune fotocamere delle serie 100 hanno solo queste due opzioni di selezione, ne esistono anche con sensibilità diverse che richiedono una compensazione attraverso il cursore lighten-darken, quando possibile

Le pellicole a distacco della Fuji

A garantire nuova linfa vitale per le nostre fotocamere ci sono rimaste per fortuna una serie di pellicole istantanee della Fuji, pienamente compatibili con i dorsi per i film tipo [100]. Sono praticamente identiche anche nelle dimensioni dell'immagine prodotta (7,3 x 9,5 cm) e in numero di 10 per ogni pacco.

La serie comprendeva in tutto cinque tipi di pellicole, due delle quali (vorrei tanto sbagliarmi) sono oggi fuori produzione (le FP100B e la FP-400B, entrambe per il bianco e nero).Quelle attualmente prodotte sono tre,

Due per il colore:

- Fuji FP100C e FP100C silk (praticamente la stessa pellicola con finitura lucida o satinata)

Una per il bianco e nero:

- Fuji FP-3000B

Ho l'impressione che qualcuno riesca a provocare un'ulcera ad Alan ripetendo una voce tanto diffusa quanto falsa, quindi ribadisco che le FP-3000B non sono state messe fuori produzione dalla Fuji, che ha solo dirottato parte della linea produttiva a loro dedicata verso la serie instax. Saranno quindi in minore quantità e molto probabilmente un po' più costose rispetto a prima, ma sono ancora prodotte e reperibili.

Piuttosto, sarà più difficile trovarle in tutti i negozi italiani che le trattavano in passato, perché Fujifilm Italia ha scelto di non importarle nel nostro paese, che secondo loro non c'è abbastanza gente che le compra :P.

E infatti non le vediamo nemmeno apparire tra le pellicole istantanee trattate nella loro pagina internet http://www.fujifilm.it/aree/prodotti/sezione.asp?cat=Pellicole+prof...

Mentre sono normalmente presenti nel sito “globale”http://www.fujifilm.com/products/instant_photo/films/

Perché poi in quest'ultimo appaiano in questo momento soltanto Le FP-100C e non le silk, (che invece sono entrambe regolarmente presenti sito di Fujifilm UK (http://www.fujifilm.eu/uk/products/analogue-photography/film/instant/) proprio non lo so, e non mi va di interrompere la catena di produzione con una telefonata diretta allo stabilimento per chiedere chiarimenti. E poi il mio giapponese non è granché e al telefono potrei dire solo cose del tipo : “Akira Kurosawa! Harakiri FP100Csilk?? Bonsai. Haiku zen Banana Yoshimoto, arigatou, arigatou!”

Tornando seri e professionali, c'è da dire che quelle Fuji sono appunto delle pellicole “professionali”, perfezionate durante anni di produzione, di conseguenza molto affidabili e stabili, cosa che le rende particolarmente apprezzate dagli instant-fotografi rimasti orfani delle polaroid e spiazzati e interdetti (eufemismo) di fronte all'imprevidibilità sperimentale e dalle cure richieste dalle prime pellicole impossibili.

Se usate con criterio, le FP possono garantire una resa dei toni/colori fedele e una buonissima riproduzione del dettaglio, aiutate in questo anche dall'accoppiata con le lenti in vetro di cui sono dotate molte fotocamere della serie 100, rispetto alle maggioranza plasticosa delle serie 600 e sx-70.

Le pellicole danno il meglio di sé quando sviluppate alla temperatura di 25°.

Ricordate che, come avviene coi rullini in camera oscura, anche lo sviluppo delle istantanee comporta sempre un processo chimico, che dovrebbe svolgersi a una temperatura ideale e controllata. L'intervallo operativo è comunque generosissimo, andando dai 15° ai 35°gradi, ampliato nell'ultima generazione delle FP100C sino ai 10°.

Insomma, potete tranquillamente andare a spasso con la vostra fotocamera quasi sempre e dovunque, a meno che non siate diretti verso un'escursione invernale nelle lande siberiane o nel deserto del Sahara. Nel primo caso, sempre che le batterie e anche voi non siate già cristallizzati per il freddo, potete comunque provare a infilare la pellicola appena estratta sotto al giubbotto (magari dentro una vecchia cold-clip polaroid). Nel secondo caso scattate e poi attendete la notte, quando le temperature scendono sotto i 35°. 

E' inutile riportare qui tutte le tabelle delle temperature e dei tempi, potrebbero subire aggiustamenti, quelle che vi interessano le trovate stampate sulla confezione di cartone, sulla busta a tenuta di luce, e infine anche su ogni linguetta dopo che avete estratto la foto.

La Fuji consiglia di evitare tempi di sviluppo più brevi o più lunghi di quelli indicati, a voi la scelta di sperimentare cosa succede se non lo si fa e, se non avete ottenuto foto inguardabili, magari riutilizzarlo a vostro vantaggio.

In ogni caso, la Fuji ha adottato anche su queste pellicole a distacco una tecnologia sviluppata per la serie Instax, che ha ridotto di molto le alterazioni dei colori (comparsa di dominanti) dovute a tempi di sviluppo troppo lunghi o troppo brevi.

Forse vi sarà già capitato di incappare in qualcuno che afferma di lasciar “cuocere” le foto per ore e anche per giorni, prima di separare positivo e negativo, col risultato di ottenere in questo modo immagini dai colori caldi e saturi.

A parte il fatto che, come ci diceva Mario Ceppi nella pagina principale giusto qualche giorno fa, le pellicole fuji sono a sviluppo autoterminante, ossia dopo un po' non succede più niente, i tecnici della fuji ci avvertono che uno sviluppo troppo lungo può provocare un viraggio del colore verso una dominante verde, colore non proprio “caldo”, mentre uno sviluppo troppo breve può generare una dominante magenta-rosso.... quindi esattamente il contrario di quanto affermato dai cuochi.

Perciò sappiate che se vi dedicate a questa attività state praticando più un culto misterico, che la fotografia. In ogni caso io non ho niente contro le pratiche magiche: anzi credo che la musica e i balli per curare il morso della tarantola o dell'argia funzionassero davvero, ma in questo caso mi fiderei anche del fatto che se vi mettete a scattare foto in alta montagna, sotto una fredda luce pomeridiana, e pure senza filtro per gli ultravioletti, ecco che la foto avrà colori “freddi”, mentre se scattate una foto in un campo di grano sotto la luce del tramonto, i colori saranno “caldi”.

Infatti come esiste una temperatura ottimale di sviluppo, le pellicole Fp100C/ silk sono progettate per avere una resa “fedele” quando si effettua un'esposizione in condizioni di temperatura colore di 5500K, ossia sono pellicole per luce diurna.

Per chi venisse dal digitale e non si fosse mai messo il problema affidandosi al bilanciamento del bianco automatico della sua fotocamera, o si stia affacciando adesso alla fotografia in generale,

5500K è la temperatura corrispondente a un bianco puro o al “ punto acromatico di riferimento”, che durante il giorno è la temperatura alla quale più si avvicina il sole intorno a mezzogiorno. E' dunque una base neutra di partenza, influenzata da diversi fattori che è bene conoscere, per evitare effetti indesiderati o sfruttarli a nostro vantaggio.

Alla fine fotografare è pur sempre “scrivere con la luce”, ed è bello sapere che a seconda del tipo e della qualità della fonte di luce, si sta scrivendo con inchiostri blu, gialli, magenta, verdi... cosa che potete verificare subito usando una pellicola per luce diurna e fotografando una scena illuminata da lampade al neon (>verde) o a incandescenza (>giallo).

La sensibilità della pellicola (e gli esposimetri delle vecchie fotocamere serie 100)

Va detta una cosa che potrebbe sfuggire ai polaroiders meno attenti, come me:

le pellicole colore della Fuji Fp-100 hanno una sensibilità di 100iso, mentre il valore più comune delle vecchie pellicole polaroid a colori era di 75 ASA.

In diverse fotocamere delle serie 100 nel “film selector”, ossia nel cursore per regolare l'accoppiata diaframma/tempi di esposizione in conseguenza della sensibilità della pellicola che si va ad utilizzare, sono presenti solo due impostazioni caratterizzate dalla sola indicazione COLOR – B&N, non meglio specificata. I valori ASA/iso non specificati sono appunto di 75 ASA per il colore e di 3000ASA per in bianco e nero. In altri modelli, come ad esempio la 100, troviamo invece più impostazioni con il loro valore numerico: 75, 150 300, 3000 (le due regolazioni intermedie erano state inserite in previsione di future pellicole con sensibilità diverse).

Logica conseguenza di ciò è che, caricando una pellicola FP-100 e regolando il selettore su color (o 75) si verifica una discordanza tra le informazioni che diamo all'esposimetro e l'effettiva sensibilità della pellicola caricata. In pratica l'”occhio elettronico” fornirà la quantità di luce necessaria per esporre correttamente una pellicola da 75 iso, quindi più di quella necessaria alla più sensibile e “veloce” FP100, tendendo a sovraesporre leggermente. Per compensare questo scarto e riallineare l'esposimetro all'effettiva sensibilità della pellicola, si può spostare di un poco il cursore lighten-darken verso darken, in una posizione che costituirà la nuova base di partenza per gli aggiustamenti. Una piccola tacca verso darken (ossia mezzo stop in meno) dovrebbe andare bene.

(Premettendo che il cursore permette una compensazione di 1-2 stop verso darken o lighten, si ricorda ai gentili signori che volessero effettuare regolazioni finissime che nella scala iso ad ogni stop corrisponde un raddoppio/dimezzamento della sensibilità nominale (50iso, 100iso, 200, 400 etc), come ad ogni stop di tempi o diaframma corrisponde un raddoppio -o a scalare un dimezzamento- della quantità di luce fornita. A voi trovare il punto intermedio esatto).

Questo in linea teorica... in pratica stiamo però parlando di fotocamere che in molti casi hanno anche cinquant'anni, ed è normale potersi trovarsi di fronte ad esposimetri/otturatori starati. In questi casi gli aggiustamenti vanno fatti in base alle singole fotocamere e all'esperienza diretta.

Nel caso della mia 103, ad esempio, dopo qualche foto sottoesposta (anche partendo da normal e in condizioni che non avrebbero dovuto richiedere compensazioni) mi sono ritrovato a girare il cursore verso lighten ancora prima di scattare. Soltanto ieri, spulciando di nuovo The land list per scrivere questo post, ho letto che la tendenza alla sottoesposizione sembra essere un problema presentatosi in molte fotocamere (in particolare quelle della serie 100 e 200), tanto che si parla di The miysterious “dark print” syndrome :)

Nel caso delle FP3000-B il problema di partenza non si pone, e potete lasciare tranquillamente il selettore su B&W o 3000.

In realtà nelle specifiche tecniche l'indice di esposizione è 3200, ma credo sia con tutta probabilità il riferimento al valore convenzionale più vicino a 3000 presente nella moderna scala ISO. Come si legge in altre descrizioni fornite dalla Fuji e come si evince dal nome stesso, l'indice di esposizione dovrebbe essere proprio di 3000.

In ogni caso lo scarto sarebbe minimo e praticamente ininfluente. La stessa cosa vale anche per alcune delle pellicole polaroid più recenti, dove accanto a 75 appare anche il valore di 80, adattamento forse solo nominale più che reale al valore più vicino della nuova scala ISO.

Altre nozioni degne di nota sono che

- delle FP è possibile recuperare e conservare i negativi (cosa non possibile per le vecchie polaroid – correggetemi se sbaglio- se non nel caso delle type 665, progettate apposta per avere un negativo riutilizzabile)

- è possibile realizzare il trasferimento dell'emulsione su un altro supporto (lift off)

- è possibile realizzare anche l'image transfer, seppur richieda più attenzioni rispetto alle vecchie polaroid

Rimandando gli approfondimenti su queste tecniche ad altri post dedicati, ecco il link ai pdf con le specifiche tecniche fornite dalla Fuji. Sono in inglese... ma chi non ha familiarità con la lingua (come me) riconoscerà comunque le sigle e i nomi familiari, i numeri sono pur sempre quelli arabi e ci sono pure le figure:)

FP-100C

FP-3000B

Ci sarebbe ancora altro da dire, ad esempio su alcuni problemi piuttosto comuni che possono verificarsi...ma sperando che il mio tempo da disoccupato risulti comunque utile a qualcuno, chiudo qui lasciando gli approfondimenti ai post successivi di questa discussione o a una sezione dedicata ai vari problemi/soluzioni, e poi sono quasi certo di aver già vinto il premio per il post più lungo ed essermi aggiudicato il Polalogorroider d'oro.

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Risposte a questa discussione

Complimenti e grazie per l'interessante trattato.

The (FP 100) Funeral Party? Cattive, cattive nuove...

Veniamo subito al sodo che forse fa meno male:

http://fujifilm.jp/information/articlead_0384.html

Se non capite il giapponese (e nemmeno google translator:), il succo è questo qui:

La Fuji ha deciso di cessare la produzione delle FP100C, perché non ritenuta più economicamente conveniente/sostenibile per l'azienda. Verrebbe quindi a mancare l'ultima pellicola ancora in produzione utilizzabile dalle nostre fotocamere, dopo che (nonostante quanto scritto proprio qui sopra da me qualche tempo fa) un po' in sordina erano già sparite dalla lista dei prodotti le FP3000B e le FP100Csilk.

L'aria che tira ultimamente alla Fuji film (brutta aria per gente come noi) sembra d'altronde questa, visto che già a fine gennaio avevano annunciato in un altro comunicato un aumento di prezzo dei film ancora prodotti:

http://www.fujifilm.com/news/n160122.html

Vorrei tanto sbagliarmi e spero che qualcuno più informato di me possa subito smentirmi e zittirmi anche a male parole, che alle mie orecchie suonerebbero dolcissime. Se invece è proprio così, se ci va bene probabilmente queste pellicole non verranno prodotte per chissà quanto tempo prima che un'impresa alla Impossibile le faccia resuscitare, se va male stiamo usando adesso le ultime.

Non mi piace gridare al lupo e avrei aspettato ancora, ma se è vero state sicuri che gli speculatori ci si butteranno sopra, e siccome gli speculatori che fanno incetta tipo bagarini a me fanno girare i cocochanel, ho pensato che almeno qualcuno di voi che se lo può permettere e lo farebbe per passione (io purtroppo ho solo la seconda delle due) potrebbe prendersi la briga di verificare e nel caso fare in tempo a comprarsi una piccola scorta a prezzi normali.

P.S. Francesco Gasperini sei tu, polaroider, quello della petizione? :)

Vabbe' ascoltiamoci la canzone

https://www.youtube.com/watch?v=SdvgXBsmcXw


Non so se ne siete al corrente, sul fronte pellicole qualcosa si muove:

https://the.supersense.com/collections/packfilm

Costi decisamente alti ma mi pare un'ottima iniziativa

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