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A tear in the sky © Muchj
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Commento
Mi permetto solo di dire che mi fà personalmente piacere vedere finalmente un pò di critica costruttiva all'interno di questa pagina.
Grazie mille, ogni opinione espressa verrà tenuta in debito conto e sarà la base per migliorare questa pagina.
Cara signora Caterina ho compreso bene quel che ha esposto, il mio dubbio sorgeva esclusivamente dalla considerazione che un ipotetico "errore" fotografico non può essere interpretato come scelta del colore, poichè la sorpresa di ciò che si crea casualmente non sempre è uguale a ciò che ci si aspetterebbe, spero di aver chiarito il mio punto di vista. Concludo semplicemente dicendo che l'approccio ad una qualsiasi opera senza un preventivo studio della tecnica con cui è stata realizzata ed un eventuale ma non necessario colloquio con l'artista è una metodologia di approccio alla critica dell'arte (di cui lei è esperta) tecnicamente più corretta (ma questo non devo certo dirglielo io). Sapere adesso il modo con cui è stata realizzata questa fotografia (e ringrazio l'autore per averci illuminati su questo) probabilmente apre orizzonti diversi nella lettura, poetica e non, dell'approccio ad un semplice paesaggio.
Sul fatto che la fotografia (credo intendesse la sua applicazione all'arte e non il mezzo) non esisterebbe senza la storia dell'arte, è un'affermazione errata, ma che tuttavia andrebbe discussa in separata sede.
Wow wow wow!!!! Grazie infinite per la fantastica sorpresa di trovare una mia pola selezionata per il mese di aprile! E un grazie speciale a Caterina che con il suo commento le ha dato un contesto molto speciale.
Questa foto nasce dalla voglia di rappresentare il dualismo fra luce e ombra che è presente in ogni cosa, (soprattutto dentro di me quando l'ho scattata); infatti, la polaroid in questione non è una sola, ma è una sovrapposizione di due polaroid, entrambe 779, scattate alla stessa valle a circa 2-3 giorni di distanza l'una dall'altra in orari e condizioni atmosferiche differenti.
Grazie ancora!
Ciao a tutti.
Muchj
ho trovato finalmente il curriculum della signora De Fusco. :)
Ci tengo solo a precisare che magari posso sembrare di tono irruente a volte nella scrittura, ma essendo la Storia e la Critica della Fotografia la mia materia di competenza sono sempre aperto al confronto.
Saluti.
Sono d'accordo, la razionalità sottintesa nel mi commento era da intendersi in una analisi dell'opera in senso psicanalitico.
Per il resto mi sembra che siamo d'accordo.
La foto mi piace, e per vari motivi, ma più tecnici.
E penso che si sia confusa - come troppo spesso capita - la libera interpretazione con la critica d'arte.
Mi interesserebbe però capire se, da parte dell'artista, ci sono effettivamente state delle manipolazioni.
La zona in blu è piuttosto particolare; Non mi è mai capitato di avere una zona così netta di alterazione di sensibilità della pellicola, se non il tipico dorato/bruciato polaroid. Non si tratterà mica di un intervento volontario?
mi scuso con la signora De Fusco ma continuo a non trovare il suo curriculum...
@Samuele: nell'arte non è sempre tutto così razionale, l'intenzione lo è sicuramente, l'azione spesso però segue la catarsi, ma attenendoci alla questione se ragionassimo nei termini della fattispecie sottoposta è difficile trovare tutto questo "preliminare pensare" in quello che io vedo essere un semplice Paesaggio, (a meno che non stiamo parlando di Castella o Barbieri, e non mi sembra).. detto ciò la mia domanda sulla volontarietà del giustapporre cromatico era diretta esattamente a questo discorso, a me più che altro le varianti cromatiche su cui la signora De Fusco scrive, sembrano "casuali" incontrollate del mezzo, intendiamoci, non siamo di fronte all'uso del colore consapevolmente simbolico di Gauguin o Kandinskij, ma se volessimo sforzarci di pensarlo si potrebbe fare, nessuno ce lo nega.. tuttavia, mi ripeto, personalmente la foto sembra solo un paesaggio, niente di più, ma volendo analizzare più a fondo potremmo dire che i problemi che la pellicola dà in questo scatto, le variabili non controllate, i segni astratti come il profilo umano che sembra apparire nella parte alta dello scatto, possono darci la possibilità di scrivere un intero infinito poema su ciò che la nostra fantasia vede. La critica dell'arte però è un'altra cosa, o almeno questo è ciò che mi hanno insegnato.
Caterina De Fusco giustifica i suoi voli pindarici affermando che "colui che scatta dovrebbe conoscerne i reconditi significati che fin lì, lo hanno spinto".
E questo è giusto: l'intenzionalità, anche se non cosciente, costituisce l'opera d'arte.
Ma sebbene questo possa essere vero per l'arte moderna non figurativa, non dimentichiamo che non è proprio così nella fotografia istantanea a bassa fedeltà, nella quale le variazioni "astratte" vengono apportate direttamente dallo strumento (in questo caso pellicole scadute e macchine fotografiche altamente fallibili) in maniera imprevedibile e scarsamente controllabile.
Il contenuto della critica rimane valido, ma solo se inteso come interpretazione soggettiva all'opera; non può avere pretese di spiegare le scelte del fotografo, perché, in buona parte, scelte non sono, bensì semplici selezioni su un insieme di foto con deterioramenti pseudocasuali.
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